martedì 9 dicembre 2008

Rifkin, grazie alll'energia fai-da-te ci salveremo dal nucleare



Le centrali nucleari sono una "soluzione di retroguardia" e non risolveranno il problema.
Dopo l'incidente di Krsko il guru dell'economia all'idrogeno spiega perché l'Italia sbagliato.
di RICCARDO STAGLIANÒ


UNA fatica inutile. Perché se anche rimpiazzassimo nei prossimi anni tutte le centrali nucleari esistenti nel mondo, il risparmio di emissioni sarebbe comunque un'inezia. Un quarto di quel che serve per cominciare a rimettere le briglie a un clima impazzito. Jeremy Rifkin non ha dubbi: quella atomica è una strada sbagliata, di retroguardia. Come curare malattie nuovissime con la penicillina. E non c'è neppure bisogno dei campanelli di allarme tipo Krsko per capirlo. Basta guardare i numeri senza le lenti dell'ideologia. Proprio l'attitudine che, in Italia, scarseggia di più per il guru dell'economia all'idrogeno. Si vedrebbe così che l'uranio, come il petrolio, presto imboccherà la sua parabola discendente: ce ne sarà di meno e costerà di più. E che il problema dello smaltimento delle scorie è drammaticamente aperto anche negli Stati Uniti dove lo studiano da anni. "Vi immaginate uno scenario tipo Napoli, ma dove i rifiuti fossero radioattivi?" è il suo inquietante memento. Meglio puntare su quella che lui chiama la "terza rivoluzione industriale". L'incidente all'impianto sloveno arroventa il dibattito italiano, a pochi giorni dall'annuncio del ritorno al nucleare. Cosa ne pensa? "Ho parlato con persone che hanno conoscenza di prima mano dell'incidente, e mi hanno tranquillizzato. Non ci sono state fughe radioattive e il governo ha gestito bene tutta la vicenda. Ho lavorato con l'amministrazione Jan%u0161a e posso dire che hanno sempre dimostrato una leadership illuminata nel traghettare la Slovenia verso le energie rinnovabili. Non posso dire lo stesso di tutti i paesi europei, ma posso lodare le politiche energetiche di Ljubljana".
Superata questa crisi, in generale possiamo sentirci sicuri? "Il problema col nucleare è che si tratta di un'energia con basse probabilità di incidente, ma ad alto rischio. Ovvero: non succede quasi mai niente di brutto, ma se qualcosa va storto può essere una catastrofe. Come Chernobyl". Il governo italiano ha confermato l'inizio della costruzione delle nuove centrali entro il 2013. Coerenza o azzardo? "Non capisco i termini della discussione in corso in Italia. Amo il vostro paese, lo seguo da anni ma questa volta mi sento davvero perso. I sostenitori dicono: il nucleare è pulito, non produce diossido di carbonio, quindi contribuirà a risolvere il cambiamento climatico. Un ragionamento che non torna se solo si guarda allo scenario globale. Oggi sono in funzione nel mondo 439 centrali nucleari e producono circa il 5% dell'energia totale. Nei prossimi 20 anni molte di queste centrali andranno rimpiazzate. E nessuno dei top manager del settore energetico crede che lo saranno in una misura maggiore della metà. Ma anche se lo fossero tutte si tratterebbe di un risparmio del 5%. Ora, per avere un qualche impatto nel ridurre il riscaldamento del pianeta, si dovrebbe ridurre del 20% il Co2, un risultato che certo non può venire da qui". Un finto argomento quindi quello del nucleare "verde"? "Non in assoluto, ma relativamente alla realtà, sì. Perché il passaggio al nucleare avesse un impatto sull'ambiente bisognerebbe costruire 3 centrali ogni 30 giorni per i prossimi 60 anni. Così facendo fornirebbe il 20% di energia totale, la soglia critica che comincia a fare una differenza. C'è qualcuno sano di mente che pensa che si potrebbe procedere a questo ritmo? La Cina ha ordinato 44 nuove centrali nei prossimi 40 anni per raddoppiare la sua potenza produttiva. Ma si avvia ad essere il principale consumatore di energia...". Ci sono altri ostacoli lungo questa strada? "Io ne conto cinque, e adesso vi dico il secondo. Non sappiamo ancora come trasportare e stoccare le scorie. Gli Stati Uniti hanno straordinari scienziati e hanno investito 8 miliardi di dollari in 18 anni per stoccare i residui all'interno delle montagne Yucca dove avrebbero dovuto restare al sicuro per quasi 10 mila anni. Bene, hanno già cominciato a contaminare l'area nonostante i calcoli, i fondi e i super-ingegneri. Davvero l'Italia crede di poter far meglio di noi? L'esperienza di Napoli non autorizza troppo ottimismo. E questa volta i rifiuti sarebbero nucleari, con conseguenze inimmaginabili". Ecoballe all'uranio, un pensiero da brividi. E il terzo ostacolo? "Stando agli studi dell'agenzia internazionale per l'energia atomica l'uranio comincerà a scarseggiare dal 2025-2035. Come il petrolio sta per raggiungere il suo peak. I prezzi, quindi, andranno presto su. Ciò si ripercuoterà sui costi per produrre energia togliendo ulteriori argomenti a questo malpensato progetto. Aggiungo il quarto punto. Si potrebbe puntare sul plutonio. Ma con quello è più facile costruire bombe. La Casa Bianca e molti altri governi fanno un gran parlare dei rischi dell'atomica in mani nemiche. Ma i governi buoni di oggi diventano le canaglie di domani". Siamo arrivati così all'ultima considerazione. Qual è? "Che non c'è abbastanza acqua nel mondo per gestire impianti nucleari. Temo che non sia noto a tutti che circa il 40% dell'acqua potabile francese serve a raffreddare i reattori. L'estate di cinque anni fa, quando molti anziani morirono per il caldo, uno dei danni collaterali che passarono sotto silenzio fu che scarseggiò l'acqua per raffreddare gli impianti. Come conseguenza fu ridotta l'erogazione di energia elettrica. E morirono ancora più anziani per mancanza di aria condizionata". Se questi sono i dati che uso ne fa la politica? "Posso sostenere un dibattito con qualsiasi statista sulla base di questi numeri e dimostrargli che sono giusti, inoppugnabili. Ma la politica a volte segue altre strade rispetto alla razionalità. E questo discorso, anche in Italia, è inquinato da considerazioni ideologiche". In che senso? C'è un'energia di destra e una di sinistra? "Direi modelli energetici élitari e altri democratici. Il nucleare è centralizzato, dall'alto in basso, appartiene al XX secolo, all'epoca del carbone. Servono grossi investimenti iniziali e altrettanti di tipo geopolitico per difenderlo". E il modello democratico, invece? "È quello che io chiamo la "terza rivoluzione industriale". Un sistema distribuito, dal basso verso l'alto, in cui ognuno si produce la propria energia rinnovabile e la scambia con gli altri attraverso "reti intelligenti" come oggi produce e condivide l'informazione, tramite internet". Immagina che sia possibile applicarlo anche in Italia? "Sta scherzando? Voi siete messi meglio di tutti: avete il sole dappertutto, il vento in molte località, in Toscana c'è anche il geotermico, in Trentino si possono sfruttare le biomasse. Eppure, con tutto questo ben di dio, siete indietro rispetto a Germania, Scandinavia e Spagna per quel che riguarda le rinnovabili". Ci dica come si affronta questa transizione. "Bisogna cominciare a costruire abitazioni che abbiano al loro interno le tecnologie per produrre energie rinnovabili, come il fotovoltaico. Non è un'opzione, ma un obbligo comunitario quello di arrivare al 20%: voi da dove avete cominciato? Oggi il settore delle costruzioni è il primo fattore di riscaldamento del pianeta, domani potrebbe diventare parte della soluzione. Poi serviranno batterie a idrogeno per immagazzinare questa energia. E una rete intelligente per distribuirla". Oltre che motivi etici, sembrano essercene anche di economici molto convincenti. È così? "In Spagna, che sta procedendo molto rapidamente verso le rinnovabili, alcune nuove compagnie hanno fatto un sacco di soldi proprio realizzando soluzioni "verdi". Il nucleare, invece, è una tecnologia matura e non creerà nessun posto di lavoro. Le energie alternative potrebbero produrne migliaia". A questo punto solo un pazzo potrebbe scegliere un'altra strada. Eppure non è solo Roma ad aver riconsiderato il nucleare. Perché? "Credo che abbia molto a che fare con un gap generazionale. E ve lo dice uno che ha 63 anni. I vecchi politici, cresciuti con la sindrome del controllo, si sentono più a loro agio in un mondo in cui anche l'energia è somministrata da un'entità superiore". (7 giugno 2008)


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giovedì 4 dicembre 2008

Luca Balzi approfondisce la vicenda politica del Consiglio Comunale di Vicenza

Luca Balzi ci invia una sua intervista rilasciata al settimanale di TVA VICENZA "La Domenica di Vicenza". Approfondisce la vicenda politica del consiglio comunale del capoluogo provinciale e si addentra su come sostenere l'azione del Sindaco Achille Variati. Crediamo che questo sia un buon viatico anche per i piccoli comuni che si preparano a rinnovare le amministrazioni comunale come il nostro.
A Trissino, con interventi come questo, vogliamo aprire un confronto per un rinnovo delle figure protaginiste del fare "politiche", presentando i ruoli ed le esperienze che si muoveranno attorno ai Sindaci.

Luca Balzi, è la sua prima esperienza in Consiglio Comunale: se l'aspettava così? Non avevo particolari aspettative e non me lo sognavo di notte. Devo dire che la trovo un’esperienza stimolante e interessante.
Con una giunta voluta dal sindaco e con lo scarso peso sino ad ora avuto dai partiti di maggioranza non si sente un po' uno 'yes man'?
Neanche per idea. La Giunta ha molto potere e il Sindaco moltissimo, ma noi consiglieri facciamo la nostra parte. E abbiamo subito messo in chiaro che la disciplina del voto passa attraverso la preventiva discussione in gruppo consigliare di tutti gli oggetti importanti in discussione. Poi, in Consiglio, bisogna tener conto anche delle osservazioni della minoranza.
Lei è del PD: sta con i riformisti o con la linea del neo segretario cittadino Veltroni?
Io sto con Claudio Veltroni e sostengo che, essendo tutti noi riformisti, sarebbe bene che nessuno usasse quel termine per distinguersi dagli altri.
Comunque concorda o meno con chi vorrebbe un maggior peso del PD nel determinare le linee di giunta?
Io penso che il partito non vada ridotto a mero fatto organizzativo e che la Giunta non possa e non debba essere considerata il braccio operativo del partito. Occorre una mediazione. Dopo qualche iniziale divaricazione, mi pare che ora le cose stiano andando nella direzione giusta. E il gruppo consigliare funge da cerniera. Poi Sindaco e Giunta devono avere anche la loro autonomia, come deve averla il partito.
C'è qualche suo collega che avrebbe meritato la promozione in giunta?
Andare in Giunta non la considero una promozione. E’ un ruolo diverso. Si ha più potere gestionale, questo è vero, ma si è avulsi dal dibattito politico-amministrativo che ha la sua sede in Consiglio. In più si dipende in tutto dal Sindaco che, quando vuole, ti può mandare a casa.
Come si traduce il successo del centrosinistra nelle scorse amministrative (vinte da Variati più che dalla coalizione) in un consenso popolare di maggioranza?
La nostra vittoria è stata meritata ma risicata. Ed è stata dovuta a grandissimi errori della destra. Noi dobbiamo dimostrare di saper governare e governare bene, andando incontro alle esigenze dei cittadini. Quello che ha saputo fare Zanonato a Padova, che si è fatto scegliere, lui ex comunista, da una Città sostanzialmente di destra.
Lei ha affermato di 'aderire al PD con sempre maggiore disagio vista l'ondivaga posizione del partito a livello nazionale'. A livello locale invece?
Nel Pd io ci sto bene, ma non mi sfuggono i limiti di una linea politica che si è fermata a metà del guado. Walter Veltroni ha avuto molto coraggio, ma non abbastanza. In città c’è adesso un gran fermento. Vedremo cosa saprà fare il nostro Veltroni, Claudio, in questi mesi che ci separano dal congresso.
A molti però la posizione sul Dal Molin è parsa a qualcuno 'strumentale', insomma servivano i voti della Bottene e c. per vincere le elezioni ma sapevate già dall'inizio che non si poteva più fermare la nuova base visti gli accordi tra Stati. Perché nessuno l'ha davvero spiegato alla gente del No al Dal Molin?
Che fosse difficile fermare la Base, lo si sapeva. Variati ha voluto offrire ai Vicentini la possibilità di esprimere il loro no. Pur con una partecipazione straordinaria, date le condizioni, i Vicentini non hanno sfruttato l’occasione. Adesso dobbiamo toglierci dai piedi questo problema negoziando le contropartite più utili alla città.
Il rischio è una deriva violenta? In fondo Variati sta già pagando il prezzo con minacce di morte e vita sotto scorta..
Chi minaccia un Sindaco come Variati, che si è esposto come si è esposto perché anche il no alla Base avesse voce, è solo un terrorista e come tale va considerato.
Parliamo di PAT, lei è in commissione territorio: quali caratteristiche dovrà avere?
Mi rendo conto che la Territorio è una commissione cruciale in questa Amministrazione, perché dovremo varare il Pat.
E’ sempre antipatico e anche scontato criticare la precedente maggioranza, ma non posso non rilevare che abbiamo ricevuto in eredità una situazione non proprio cristallina. Il sindaco Hüllweck, durante il suo lungo mandato, ha cambiato vistosamente linea politica, in tema di urbanistica. Quelli che erano i suoi acerrimi nemici sono diventati i suoi amici, a spese di un ordinato ed equilibrato sviluppo della Città. Abbiamo assistito a un traumatico cambio di assessori, con la defenestrazione di Franzina e l’incoronazione di Zocca. C’era il fondato sospetto che qualche gruppo di potere venisse guardato con un occhio di riguardo.
Tutto ciò deve finire. La Città, le esigenze del suo equilibrato sviluppo, il rispetto dell’ambiente e delle compatibilità devono prevalere su ogni altra considerazione. E i cittadini, singoli, gruppi, imprese, operatori del settore, devono essere messi sullo stesso piano senza preferenze e scorciatoie. Senza alcuna idiosincrasia per il mattone e per il cemento, senza indulgenze nei confronti degli affarismi. E trasparenza, tanta trasparenza. Basta con le trattative riservate tra Comuni e privati. Criteri noti, validi per tutti.
E qualità. Siamo la Città del Palladio con alcune indecenti periferie, dove si è badato solo alla cubatura e al guadagno.
Differiscono molto dal lavoro svolto da Zocca? Sarà una città diversa?
Mi pare di avere già risposto sopra.
Che idea ha sui piani di intervento?
Noi abbiamo già varato il Pua 215, ereditato dalla precedente Amministrazione, che lo aveva discusso, definito e poi non era riuscita a portarlo in Consiglio comunale. In tale occasione abbiamo assistito a una comica: gli assessori della Giunta che approvò quel Piano, ora consiglieri di minoranza, hanno votato contro. Non solo, si sono opposti anche con forza.
Si è distinto, nell’operazione, Maurizio Franzina, il capogruppo di fatto del Pdl. Essendo persona intelligente, che rifugge dal rischio del ridicolo, e non volendo pensare che in realtà egli difendesse interessi configgenti, ho cercato di spiegarmi le ragioni di questi strano e incomprensibile atteggiamento. E sono arrivato a questa conclusione. Delle due l’una o tutte e due.
O aveva in animo di fare un dispetto al suo amico-nemico Marzo Zocca, l’assessore che quel piano lo ha voluto, o aveva un disegno ancora più sottile. Dimostrare alla Città che la Giunta Variati, abilissima a convocare fiaccolate, consultazioni popolari, comizi in piazza del Signori, è del tutto incapace di affrontare e risolvere problemi concreti. Una Amministrazione della predica e non del fare. Un’Amministrazione tutta presa dal Dal Molin, disattenta sui temi dello sviluppo.
Non abbiamo dato soddisfazione a Maurizio Franzima e abbiamo votato compatti il Pua 215, anche se era stato preparato da Marco Zocca. Questa la nostra risposta. Non tirarci indietro, non dire pregiudizialmente di no, trattare e verificare. Costatata poi l’utilità pubblica, ricavare per la Città il massimo che si può.
Contano molto le lobby di potere cittadino nella definizione del PAT? Ed esistono queste lobby?
Ci sono, ci sono sempre state, è normale che ci siano. Quello che non è normale è che usino armi di pressione improprie e che il Comune, per convenienza o per paura, cali le brache.
Sono convinto che con noi questo non avverrà. Abbiamo un assessore, Francesca Lazzari, intenzionata a non lasciarsi condizionare. C’è un gruppo consigliare pronto a darle una mano.
C'è anche un PUT (piano urbano del traffico ndr) che langue: sarà pronto in primavera? Ed il PAT(piano di assetto del territrio ndr)?
La domanda va rivolta agli assessori Ennio Tosetto e Francesca Lazzari, che per altro godono della mia totale fiducia politica. Non stupida acquiescenza, la politica in una amministrazione comunale si misura nel declinare la parola “ fare “, come ci ricorda spesso una seria e retta persona; l’assessore all’edilizia privata Pierangelo Cangini.


mercoledì 3 dicembre 2008

OLTRE SKY AL GOVERNO NON PIACE L'ENERGIA PULITA E MENO CARA

E' necessario capire che non dobbiamo cadere nel depistaggio della comunicazione del governo, dietro il rincorrere l'aumento delle tasse su beni voluttuari come la tv a pagamento, si nasconde una cosa più grave: la mancata riduzione delle tasse sulle bollette energetiche e l'aggravio con probabibile blocco ai sistemi di rimborso degli investimenti dei cittadini per il risparmio dei consumi di energia e per le case ecologiche con l'introduzione dell'assurdo silenzio diniego.
E' prevedibile il blocco della ripresa nel settore dell'edilizia e del rilancio dell'economia più in generale secondo modelli ecosostenibili già sperimentati in Europa.
Su questo tema riceviamo da Stefano De Marzi Assessore all'Urbanistica del Comune di Arzignano un approfondimento che volentieri pubblichiamo.
C'è un settore nel quale l'appello di Berlusconi a non ridurre gli acquisti rimarrà disatteso. Parliamo delle tecnologie per il risparmio energetico – caldaie a condensazione, solare termico, infissi, isolamento termico, pompe di calore efficienti, caldaie a biomassa – per le quali si utilizza la detrazione fiscale del 55%. Si tratta di una norma introdotta da Bersani che stava ottenendo un buon successo come dimostrano i 230.000 interventi realizzati tra il 2007 e il 2008 con riduzioni delle importazioni di combustibili e delle le emissioni di CO2. Lo slancio nei comparti dell'efficienza ha poi evidentemente comportato benefici economici e occupazionali per le aziende del settore. Si possono stimare in 0,5 miliardi di euro le maggiori entrate derivanti dall'emersione del lavoro sommerso e dall'incremento dell'Iva, una cifra cioè dello stesso ordine di grandezza dei maggiori incentivi per l'efficienza energetica. Le mancate entrate legate al passaggio dalla detrazione del 36% per le ristrutturazioni edilizie alla detrazione del 55% per gli interventi legati all'efficienza energetica sono infatti stimabili in 0,63 miliardi euro nel biennio 2007-8. Questi numeri evidenziano come, anche dal punto di vista strettamente economico, il provvedimento comporta un impatto minimo sulle casse dello Stato, oltre a garantire minori importazioni di combustibili e un taglio delle emissioni. Secondo il decreto legge 185/2008 approvato venerdì 28 novembre dal Governo, l'accesso agli incentivi passerebbe attraverso una pratica burocratica più complessa ma soprattutto verrebbero posti limiti massimi di spesa di 82,7 milioni di euro per il 2008, 185,9 milioni per il 2009 e 314,8 milioni per il 2010. Ipotizzando che queste cifre coprano le minori entrate misurate come differenza tra le detrazioni al 36% e quelle al 55%, la somma prevista per il 2008 coprirebbe solo un quarto degli interventi effettuati. Se invece, come è più probabile, il tetto si riferisce alla quota annuale dell'intero 55% si coprirebbe solo un terzo degli interventi del 2008, 2009 e 2010 nell'ipotesi di mancata crescita degli interventi. E' evidente che un simile provvedimento presterebbe il fianco a una valanga di ricorsi per cui probabilmente verrà rivisto. E tutto questo mentre oggi a Poznan si apre la 14a Conferenza delle Parti delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici e inizia il mese decisivo per le scelte europee sul pacchetto 2020. L'Italia si presenta a questi appuntamenti criticando gli impegni da assumere e contemporaneamente smantellando alcuni dei provvedimenti più innovativi di riduzione delle emissioni di CO2, con l'attacco alle detrazioni fiscali seguito a quello alla certificazione energetica degli edifici. Mentre Francia e Germania, ad esempio, rafforzano il pacchetto anticrisi proprio con misure a favore dell'efficienza energetica nell'edilizia.
Comunque, considerati i vasti interessi toccati - cittadini, piccole imprese, industrie dell'efficienza - e vista l'assurdità di una manovra retroattiva è presumibile che contro questo provvedimento si scatenerà una forte reazione.

Penso sia importante che il PD su tale argomento faccia un lavoro di diffusione e informazione verso i cittadini.


Stefano De Marzi

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