giovedì 21 aprile 2011

LA NOTA DEL MATTINO

1. NEI DOCUMENTI DEL GOVERNO C’E’ UNA STANGATA DA CAVALLO CHE TREMONTI VOLEVA NASCONDERE. E’ IL CONTO SALATO CHE L’INCAPACITA’ DELLA DESTRA LASCIA AGLI ITALIANI. GLI INDUSTRIALI CONTESTANO. IL PD ALL’ATTACCO SULLE RIFORME CHE NON CI SONO.
2. NUCLEARE, IL GOVERNO SCAPPA E SABOTA I REFERENDUM. IL PD: AVEVAMO RAGIONE NOI, PIANO INDECENTE. ORA VIGILARE PERCHE’ IL GOVERNO NON TORNI SUI SUOI PASSI. MA SUI REFERENDUM SI VA AVANTI. FOTOVOLTAICO: LAVORATORI IN SCIOPERO. BERSANI CHIEDE AL GOVERNO IN DIRETTA TV DI RIMEDIARE AI DANNI CHE FATTO.
3. LEGA E PDL IMPONGONO LA MARCIA INDIETRO AL CANDIDATO DEI MANIFESTI SULLE BR A MILANO. BERLUSCONI NON E’ D’ACCORDO. E SI PREPARA AD OCCUPARE LE CAMERE CON LE NORME SALVACONDOTTO.
4. LAVORO? SCUOLA? INDUSTRIA? MACCHE’: LE PREOCCUPAZIONI DEL GOVERNO IN QUESTI GIORNI SARANNO IL RIMPASTO PER I RESPONSABILI E LA LEGGE ELETTORALE PORCATA BIS AL SENATO.
5. LA FIAT NON RIESCE A VENDERE LE SUE AUTOMOBILI IN EUROPA. ULTIMATUM DI MARCHIONNE.
6. SI PREPARA L’ASTA PER LE FREQUENZE DIGITALI. LE PRENDERANNO RAI, MEDIASET, SKY E TELECOM. RCS E ESPRESSO IN CORSA PER DIVIDERSI IL RESTO IN CONCORRENZA CON COLOSSI STRANIERI.
7. DOPO L’ALLARME SUL DEBITO USA, LA CINA CHIEDE RIGORE A OBAMA.
1. NEI DOCUMENTI DEL GOVERNO C’E’ UNA STANGATA DA CAVALLO CHE TREMONTI VOLEVA NASCONDERE. E’ IL CONTO SALATO CHE L’INCAPACITA’ DELLA DESTRA LASCIA AGLI ITALIANI. GLI INDUSTRIALI CONTESTANO. IL PD ALL’ATTACCO SULLE RIFORME CHE NON CI SONO.
Gli esperti che avevano letto per intero il Def e il Pnr, cioè i documenti sull’economia presentati del governo, avevano già lanciato l’allarme. Ma ieri la realtà è stata chiarita al di là di ogni dubbio: quest’anno Giulio Tremonti farà un aggiustamento dei conti pubblici di qualche miliardo di euro, rinviando l’aggiustamento vero al 2013 e 2014, cioè alle decisioni che bisognerà prendere l’anno venturo o quello dopo ancora. E allora che cosa si scoprirà? Si prevede una stangata da cavallo, almeno 35 miliardi secondo lo stesso Tremonti. Da 35 a 60 miliardi secondo l’economista Tito Boeri, che su La Repubblica mette insieme i conti.
Da Il Corriere della Sera, solitamente molto attento quando riporta le dichiarazioni del ministro dell’Economia: “Giulio Tremonti ammette. Senza un aumento del prodotto interno lordo più forte di quanto non si preveda oggi…la manovra di correzione dei conti che si profila per il 2013 e 2014, a cavallo di fine legislatura, rischia di essere pesante. Se il tasso di incremento del prodotto interno lordo resterà quello che è, tra il 2013 e il 2014, ovvero per raggiungere il pareggio di bilancio per il quale il governo si è impegnato con l`Europa, serviranno riduzioni del deficit ben più ampie dello 0,5 per cento del Pil annuo, che rappresenta lo sforzo minimo di avvicinamento all`obiettivo chiesto dall`Unione Europea ai paesi della zona euro, e al quale ha fatto riferimento ieri Tremonti. Nella Decisione di Economia e Finanza appena approvata dal Consiglio dei ministri, pronta per essere consegnata a Bruxelles, la dimensione dello sforzo necessario per rispettare il programma di riduzione del deficit non è quantificata in termini assoluti. Ma quelli relativi rendono comunque l`idea dei nuovi interventi sul bilancio della Repubblica….Tradotto in soldoni, come ricordava la Banca d`Italia nel bollettino statistico pubblicato due giorni fa, sono 30-35 miliardi di euro abbondanti di manovra”.
Ma ecco il punto sul quale si confondono le acque. Ci sarà la crescita superiore a quella prevista? Ieri il direttore generale della Confindustria, Gianpaolo Galli, ascoltato alla Camera dei deputati in vista della discussione sui documenti economici del governo, è stato chiaro: le riforme non ci sono, la scossa non esiste, non c’è niente per la crescita. Esattamente ciò che il Partito Democratico denuncia da mesi e che ha rimarcato anche nei confronti del Piano Nazionale delle riforme presentato dal governo. Per questo il Pd ha presentato un suo contropiano (lo si può scaricare dal sito del partito), utilizzando le proposte messe a punto negli ultimi mesi e approvate dalle assemblee nazionali del Pd.
L’assenza di una spinta alla crescita e i dubbi sull’efficacia delle misure già in applicazione sono alla base dei calcoli dell’economista Tito Boeri. Da La Repubblica: “L`esame rivela che l`acronimo Pnr dovrebbe essere declinato come "Proprio nessuna riforma". Del Piano nazionale delle riforme non c`è traccia se non nel senso che si prevedono piani (sul lavoro, la conciliazione tra lavoro e famiglia, etc.), insomma piani che generano altri piani. Doveva delineare un piano d`azione per i prossimi tre anni. Ma la politica economica contemplata da qui a fine legislatura ha come obiettivo strategico il rinvio ai posteri di manovre molto pesanti senza avere nel frattempo varato alcun provvedimento favorevole alla crescita, quindi tale da ridurre l`entità dell`aggiustamento dei conti pubblici necessario dal 2013in poi. Vediamo i numeri. Il governo in carica nella prossima legislatura dovrà immediatamente varare una manovra da quasi 40 miliardi, come riconosce lo stesso Documento di economia e finanza del governo. E una stima ottimistica perché assume che le misure sin qui varate dal governo abbiano piena efficacia. Tuttavia si tratta in gran parte di misure con effetti aleatori…,che per lo più spostano spese da un esercizio all`altro…, senza alcun miglioramento strutturale nei conti pubblici. Altre
misure, come il patto di stabilità interno, devono essere rinegoziate ogni anno, e un governo sempre più debole rischia di trovarsi in grande difficoltà nel confermare i tagli agli enti locali. Se questi interventi non dessero i risultati previsti, dovremmo aggiungere fino a 25 miliardi ai 40 già previsti per il biennio 2013-14, rendendo l`aggiustamento lasciato in eredità ai posteri il più cospicuo della storia repubblicana”. 
2. NUCLEARE, IL GOVERNO SCAPPA E SABOTA I REFERENDUM. IL PD: AVEVAMO RAGIONE NOI, PIANO INDECENTE. ORA VIGILARE PERCHE’ IL GOVERNO NON TORNI SUI SUOI PASSI. MA SUI REFERENDUM SI VA AVANTI. FOTOVOLTAICO: LAVORATORI IN SCIOPERO. BERSANI CHIEDE AL GOVERNO IN DIRETTA TV DI RIMEDIARE AI DANNI CHE FATTO.
Il titolo delle modifiche presentate ieri al Senato dal governo sul piano nucleare è chiaro: «Abrogazione di disposizioni relative alla realizzazione di nuovi impianti nucleari». Il testo un po’ meno: «Al fine di acquisire ulteriori evidenze scientifiche sui profili relativi alla sicurezza nucleare, tenendo conto dello sviluppo tecnologico e delle decisioni che saranno assunte a livello di Unione europea, non si procede alla definizione e attuazione del programma di localizzazione, realizzazione ed esercizio nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia elettrica nucleare». “Il governo fugge dal suo stesso piano” ha detto ieri Pier Luigi Bersani, segretario del Partito Democratico, rivendicando le ragioni del Pd, che ha denunciato da tempo l’indecenza del progetto del ritorno al nucleare del governo, e puntando ancora una volta il dito contro l’incapacità e la confusione continua del governo della destra. Nello stesso tempo, il Pd e gli altri partiti dell’opposizione che si apprestavano a lanciare la campagna per i sì al referendum, hanno lanciato l’allarme sui risvolti avvelenati della decisione del governo che toglie di mezzo il nucleare, ma lascia la porta aperta ad una eventuale decisione successiva, dopo che sono stati scavalcati i referendum. «Berlusconi ha cancellato il nucleare, che costituiva il 50 per cento del suo programma, perché temeva che il referendum abrogativo potesse avere un effetto trainante sul quello sul legittimo impedimento» ha detto Massimo D’Alema. Antonio Di Pietro, leader dell’Idv, è andato giù duro: «La paura fa novanta e si teme che il referendum sul nucleare trascini con se quello, ben più temuto dal premier, sul legittimo impedimento»… «Ci rivolgeremo alla Cassazione per certificare che questa modifica è una truffa e che senza l`abrogazione della legge persiste il referendum». Oggi intanto si svolgerà la protesta dei lavoratori del settore fotovoltaico a causa del pericoloso fermo di ogni attività provocato dal governo con il blocco del decreto sugli incentivi, che dovevano essere rivisti ma che ancora non sono stati indicati dal governo provocando così un’incertezza che rischia di bruciare un settore dove, nonostante la crisi, sono cresciuti attività e occupazione. “0ggi saremo con convinzione alle manifestazioni indette dai lavoratori e dalle imprese del settore del fotovoltaico” ha scritto sull’Unità Stella Bianchi della segreteria nazionale del Pd, annunciando che oggi, dalle 15,10, il segretario Pier Luigi Bersani in Parlamento “chiederà conto al governo di quanto intende fare per riparare ai danni compiuti”.
3. LEGA E PDL IMPONGONO LA MARCIA INDIETRO AL CANDIDATO DEI MANIFESTI SULLE BR A MILANO. BERLUSCONI NON E’ D’ACCORDO. E SI PREPARA AD OCCUPARE LE CAMERE CON LE NORME SALVACONDOTTO.
La Lega si è impuntata. Buona parte del Pdl ha preso le distanze. L’autore dei manifesti sulle Br in procura, Roberto Lassini, ha dovuto fare marcia indietro, annunciando di ritirarsi dalla campagna elettorale. In realtà, a questo punto le liste non possono essere cambiate. Quindi Lassini può anche essere eletto. Costretto dalle polemiche, il passo indietro formale lo ha dovuto fare lo stesso. Tutti i quotidiani raccontano però di un Berlusconi infuriato: lui non voleva che Lassini fosse costretto all’abiura. E si sente lasciato solo dai suoi. Il quotidiano La Stampa lo descrive infuriato con i capi e i capetti del Pdl che imbandiscono cene per decidere come prendere posizione nel partito.
In ogni caso Berlusconi è pronto a spingere con tutte le forze perché il Parlamento vari al più presto le norme che lo mettano al sicuro dai processi. Da La Repubblica: “Già oggi, al Senato, il presidente della commissione Giustizia Filippo Berselli ha messo in calendario la relazione generale sulla prescrizione breve che farà il relatore Giuseppe Valentino. Si riprenderà dopo il primo maggio. Solo la tornata amministrativa, con l`interruzione dei lavori per una settimana, rallenterà il voto in aula previsto per la fine del prossimo mese. Salvo che non intervenga un altolà di Napolitano, che il Pdl teme possa giungere a legge già votata, morirà subito il processo Mills. A tagliare il traguardo prima, ma per andare alla Camera, sarà il processo lungo (più poteri alle difese nel dibattimento e divieto di usare le sentenze definitive). E anche, questo farà inserire il relatore (exAn) Franco Mugnai, la blocca-Ruby, l`obbligo per il giudice di sospendere il processo davanti a un conflitto di attribuzione. Una norma semplice, racconta chi l`ha vista: «II giudizio è sospeso in presenza di un conflitto». Votata in un ramo del Parlamento, secondo il Pdl, essa dovrebbe automaticamente spingere i giudici di Milano a fermarsi”.
4. LAVORO? SCUOLA? INDUSTRIA? MACCHE’: LE PREOCCUPAZIONI DEL GOVERNO IN QUESTI GIORNI SARANNO IL RIMPASTO PER I RESPONSABILI E LA LEGGE ELETTORALE PORCATA BIS AL SENATO.
La pattuglia dei deputati che si sono autoproclamati “responsabili” non attenderà oltre. Ieri il coordinatore del gruppo Luciano Sardelli e il coordinatore del Pdl, Denis Verdini, si sono incontrati, ma l’esito è stato negativo. Così è partito l’affondo. Francesco Pionati, aspirante sottosegretario e uno dei più attivi sostenitori di Berlusconi in questa fase è stato esplicito: «Berlusconi aveva preso l`impegno di nominare i sottosegretari entro Pasqua. Ha nominato ministro Saverio Romano; ha accontentato Storace con la nomina di Nello Musumeci. Adesso trovi il modo di rispettare l`impegno anche con noi, che siamo bravi, buoni ma non fessi. Io gli ho messo su 28 liste in tutta Italia, e sono tutte in sostegno del Pdl. Non è previsto un consiglio dei ministri entro fine settimana? Lo convochi».
Queste settimana Berlusconi sarà dunque impegnato a mettere al sicuro la maggioranza. Ma non solo. Nel frattempo sta anche lavorando per l’eventualità di elezioni politiche anticipate, mandando avanti al Senato una proposta di legge volta a sterilizzare il terzo polo al Senato.
Proprio in vista di elezioni politiche anticipate e della crisi del berlusconismo il leader di Sel, Vendola, ha lanciato su La Repubblica la proposta di un patto di sonsultazione con Pd e Idv.
Dario Franceschini, presidente del gruppo parlamentare del Pd alla Camera, su Il Messaggero: «Più che continuare in una discussione tra le opposizioni sulla possibilità
di un`alleanza costituzionale da sperimentare o in Parlamento dopo un`eventuale crisi o dopo le elezioni, penso piuttosto che bisognerebbe lavorare per preparare nel modo migliore il terreno per quell`alleanza». «Finora è stato abbastanza facile trovare un terreno d`intesa nelle battaglie parlamentari contro: sia contro le leggi ad personam, sia contro i provvedimenti più iniqui e impresentabili. Adesso, ci vorrebbe un salto: tutte le opposizioni dovrebbero trovare dei punti comuni da proporre e da lanciare, e su questi organizzare la battaglia comune».
5. LA FIAT NON RIESCE A VENDERE LE SUE AUTOMOBILI IN EUROPA. ULTIMATUM DI MARCHIONNE.
Da Il Riformista. “I1 mercato continua a deludere la Fiat. I dati diffusi ieri dicono che l`azienda torinese ha immatricolato il 20% in meno di autovetture sul mercato europeo. La quota di mercato Fiat che era lo scorso anno attestata sul 7,5% è scesa al 6,7%. Sono cifre da brivido che segnalano l`accentuarsi della crisi sia sul mercato interno sia su quello europeo. Sempre ieri Marchionne ha incontrato i segretari confederali di Cgil, Cisl e Uil sulla vertenza ex Bertone senza raggiungere alcun accordo ma minacciando di lasciare l`Italia in caso di mancato sì all`accordo”.
6. SI PREPARA L’ASTA PER LE FREQUENZE DIGITALI. LE PRENDERANNO RAI, MEDIASET, SKY E TELECOM. RCS E ESPRESSO IN CORSA PER DIVIDERSI IL RESTO IN CONCORRENZA CON COLOSSI STRANIERI.
Il ministro Paolo Romani ha spedito a Bruxelles il regolamento per l’asta sulle frequenze del digitale. Secondo le indiscrezioni pubblicate dal quotidiano Mf, Rai, Mediaset, Sky e Telecom Italia avranno quanto chiedono. Per il resto sono in gioco i gruppi italiani Rcs ed Espresso e alcuni colossi stranieri come Liberty Media, Virgin e Rtl (gruppo Bertelsmann).
7. DOPO L’ALLARME SUL DEBITO USA, LA CINA CHIEDE RIGORE A OBAMA.
Dopo l’allarme sul debito Usa lanciato dall’agenzia di rating Standard & Poor`s, la Cina ha chiesto al presidente Barack Obama una politica di rigore e di messa in sicurezza dei conti. La ragione? Semplice: la Cina ha riserve valutarie per tremila miliardi di dollari, per larga parte investiti in titoli di Stato Usa. Qualora vi fossero problemi sul debito nordamericano ne risentirebbe anche Pechino. E qualora Pechino smettesse di acquistate titoli di Stato Usa, Obama sarebbe in difficoltà. E’ l’ennesima testimonianza di un fatto incontrovertibile: nel mondo globalizzato, nessuno può pensare di risolvere i problemi facendo da solo, senza pensare agli altri.

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