giovedì 23 dicembre 2010

Il grande bluff delle legge Gelmini


Tutte le ragioni dei no a una riforma mancata

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Si sta confusamente concludendo l’iter parlamentare del DDL Gelmini: una ulteriore occasione sprecata per la riforma del sistema universitario italiano. La riforma è sbagliata anche se, va detto, non giustifica in se stessa scontri di piazza e barricate. Il disastro più grosso è prodotto dalla combinazione delle sue vistose imperfezioni e dalla riduzione sconsiderata delle risorse.
Il problema non è che la riforma Gelmini sia “troppo” meritocratica, ma che non lo sia affatto. Per imprimere una rinnovata vitalità alle università pubbliche sarebbe stato necessario liberarle da vincoli burocratici e sottoporle ad un effettivo sistema di valutazione, sulla base del quale mettere le risorse disponibili la dove producono la migliore ricerca e didattica di qualità: l'unico modo efficace per combattere gerontocrazia e nepotismo. Invece è stato costruito un castello di nuove norme, molte delle quali ancora da scrivere e delegate al ministro, in palese contrasto con la Costituzione.

Nel frattempo l’Agenzia per la valutazione langue e la quota del finanziamento statale distribuito agli Atenei in base al merito di fatto decresce. In compenso una normetta di favore per un imprenditore amico equipara le università telematiche (tra cui quella collegata al Cepu) alla Bocconi o alla Cattolica. Il nuovo meccanismo dei concorsi prevede una idoneità nazionale inflazionata e quindi inutile. La cosiddetta tenure track è un percorso ad ostacoli destinato a durare almeno quindici anni, con l'effetto che non si diventerà professori associati mai prima dei quaranta. I fondi per le borse di studio sono stati letteralmente prosciugati. Le norme anti-parentopoli la Gelmini non le avrebbe volute. Le ha subite su proposta di parlamentari dell’opposizione e poi le ha rivendute come cifra qualificante del provvedimento.
Chi ne vuole sapere di più può leggere la relazione di minoranza presentata alla Camera da Luigi Nicolais, le motivazioni presentata a sostegno della pregiudiziale di costituzionalità da Salvatore Vassallo, la premessa all’esame del provvedimento di Manuela Ghizzoni e la dichiarazione di voto di Dario Franceschini.


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