sabato 10 settembre 2011

Pd, idea geniale: punire gli elettori


pubblicata da Marco Travaglio il giorno venerdì 9 settembre 2011 alle ore 20.35Carta Canta, l'Espresso - 9 settembre 2011
Devono avere qualche colpa atavica, qualche peccato originale da espiare, gli elettori del Pd, per meritarsi un gruppo dirigente così. Le cronache degli ultimi giorni assicurano che, alle feste del partito dove il comitato promotore del referendum contro il Porcellum elettorale riesce a piazzare un banchetto per le firme, si forma subito una lunga fila di gente entusiasta con la penna in  mano. Ma ufficialmente il Pd, che anche su questa materia ha una mezza dozzina di posizioni diverse, non aderisce. Per non urtare gli eterni promessi sposi D’Alema e CasiniBersani predica “la via parlamentare”, nell’illusione che i partiti rinunceranno spontaneamente al privilegio di nominarsi i deputati e i senatori che preferiscono. Come sperare che il tacchino si autoinviti al pranzo di Natale. A nulla è servita la lezione di giugno, quando il Pd mise il cappello sui referendum contro la privatizzazione dell’acqua, il nucleare e il legittimo impedimento voluti da Di Pietro e da varie associazioni, dopo averli derisi e sabotati fino a qualche settimana prima, e senza nemmeno chiedere scusa per i madornali errori commessi.

Un anno prima, mentre il popolo del centrosinistra si mobilitava per raccogliere le firme, Bersani dichiarava: “Noi non abbiamo una strategia referendaria perchè in 15 anni si sono persi 24 referendum e poi perchè il referendum manca dell'aspetto propositivo” (22.4.2010). Ancora alla vigilia il profeta veltroniano Giorgio Tonini vaticinava: “E' più facile vincere all'Enalotto che al referendum. I referendum sono un'arma spuntata. Tra astensioni e No,  Berlusconi si ascriverà a se stesso la vittoria” (6.3.2011). Sappiamo poi com’è andata: già suonato dal doppio kappaò a Napoli e a Milano, il Cavaliere finì al tappeto proprio grazie ai tre referendum. E lì sarebbe rimasto se i Tafazzi del Pd non avessero subito ricominciato a lavorare per lui, riuscendo nel breve volgere dei mesi estivi a spegnere con scandali e astruserie varie il ritrovato entusiasmo dei loro elettori.

Ora si apprestano a gettare alle ortiche un’occasione formidabile per coagulare un fronte ancor più ampio e trasversale di cittadini, visto che - sondaggi alla mano - il Porcellum è la legge più detestata non soltanto dall’elettorato di sinistra, ma anche del Pdl, della Lega e del fronte astensionista. Prodi eVeltroni firmano. Di Pietro, Vendola e Parisi raccolgono firme. I dalemiani e i dc alla Fioronipuntano i piedi. Intanto il tempo passa: per raggiungere le fatidiche 500 mila firme c’è tempo sino a fine settembre. L’ennesima dissociazione fra base e vertice: elettori da una parte, gruppo dirigente dall'altra. E non è nemmeno un problema generazionale. Se Bersani e D’Alema hanno 60 anni suonati,Enrico Letta ne ha “appena” 45. Ma pare più vecchio dello zio Gianni.

Nei giorni scorsi, come ogni estate, ha riunito sul lago di Garda un ampio stuolo di manager, giornalisti, intellettuali nel “think-net” VeDrò, che si propone di allevare una nuova classe dirigente per uscire dal “Caos” (la parola chiave di quest’edizione). Lodevole proponimento, se non fosse che la rassegna è finita sui giornali per due sole presenze: quella di Fedele Confalonieri, presidente di Mediaset, che si è pure esibito al pianoforte a coda in un concertino su musiche di Chopin e Gershwin; e quella di Paolo Scaroni, amministratore delegato dell’Eni (il gruppo era fra i “partner” della kermesse). I due virgulti hanno rispettivamente 74 e 65 anni, ma nonostante la tenera età promettono bene. L’uno è il simbolo del “Caos” in cui è sprofondata l’Italia grazie al conflitto d’interessi berlusconiano, oltre a essere imputato nei processi Mediaset, Mediatrade e Hdc. L’altro ha all’attivo 1 anno e 4 mesi patteggiati per tangenti al Psi in cambio di appalti all’Enel, dunque amministra l’Eni e negli ultimi mesi s’è guadagnato le prime pagine per i suoi rapporti col faccendiere Bisignani e persino per le intercettazioni Tarantini-Lavitola.

A VeDrò, per aiutare il giovine Letta a uscire dal “Caos” berlusconiano con una nuova classe dirigente, mancava solo Pierfrancesco Guarguaglini, presidente di Finmeccanica, che quanto a scandali se la batte egregiamente. Ma forse, a 74 anni, è ancora troppo imberbe: sarà per il prossimo anno.

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