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I DANNI PROVOCATI DAL GOVERNO. I PROGETTI DEL MOVIMENTO DELLE DONNE. LE PROPOSTE DEL PD.
Domani, 8 marzo, compie cento anni la giornata internazionale della donna. In Italia è il momento per verificare i danni provocati dal governo Berlusconi, che non sono stati irrisori.
La stampa. «Per alcuni anni ci si è illusi che ci fosse uguaglianza e che tutti gli articoli della Costituzione fossero attuati - spiega Valeria Fedeli, sindacalista, e fra le fondatrici del movimento «Se non ora quando» - Ora sappiamo che non è così e, quindi, l`8 marzo torna ad avere un ruolo centrale. Infatti le nostre manifestazioni parleranno di lavoro». Porteranno in piazza tre richieste: l`introduzione della legge 188 abrogata dal governo Berlusconi, un assegno di maternità universale per cinque mesi a tutte le madri, infine, il congedo obbligatorio (non solo facoltativo) per i padri retribuito al 100% per quindici giorni.
Innanzitutto l`introduzione della legge 188 voluta dal governo Prodi e abrogata dal governo Berlusconi che cancellava le dimissioni in bianco, un foglio di dimissioni fatto firmare senza data al momento dell`assunzione che il datore di lavoro usa nel momento in cui la donna va in maternità per sbarazzarsene. Poi, un assegno di maternità universale per cinque mesi a tutte le madri, dipendenti o autonome, stabilì o precarie, a carico della fiscalità generale e non di un fondo Inps. Infine, il congedo obbligatorio (non solo facoltativo) per i padri retribuito al 100% per quindici giorni, come previsto dalla legge approvata dal Parlamento Europeo lo scorso ottobre. Le richieste delle donne del «Snoq» arriveranno domani pomeriggio da piazza Vittorio a Roma. Sul palco operaie tessili, giornaliste, insegnanti, sportive, scrittrici, migranti, studentesse, insieme a Claudia Pandolfi, Valeria Golino, e Carmen Consoli. II loro simbolo una coccarda rosa. Ma le sigle in piazza saranno molte, a conferma dell`importanza della giornata. All`interno del «Snoq» sono nati comitati di settore come le Donne e informazione che raggruppa le donne che si occupano dei mass media italiani. Oppure le donne dello sport capitanate dalla campionessa olimpica Josefa Idem. Ci saranno le donne dell`Udi con le mimose a spiegare che «il rito serve ancora», e le sigle più radicali, i collettivi. «L`Italia è un Paese in cui il lavoro delle donne viene considerato ancora non indispensabile - continua Valeria Fedeli - se vengono licenziate 300 lavoratrici, come è accaduto all`Omsa, ne parlano in pochi e non suscita alcuno scandalo. Se avessero perso il lavoro 300 uomini che sarebbe accaduto?». C`è ancora molto da fare, e dopo l`8 marzo le donne intendono andare avanti. «Non si torna più indietro ormai - racconta Francesca Izzo, docente universitaria, una delle fondatrici del «Snoq».
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