Da Il Giornale di Vicenza clic - Altra - Articolo Giornale di Vicenza, Il "" Data: 14/04/2010
Pubblichiamo un intervento di Massimo Meggiolaro sul concetto abusato di sostenibilità, a commento abbiamo introdotto l'immagine del nuovo piano di lottizzazione della Koris Italia srl sul sedime dell'allargamento della nuova 246. Attualmente la nuova soluzione autostradale è in galleria sotto i Bernuffi, questa scelta era stata fatta per "tutelare il territorio di Trissino e per il grave rischio rappresentato dall'impianto della Miteni". Da queste considerazioni sono molte le domande che dobbiamo porci e le riflessioni sul nostro territorio e sul reale senso dell'infrastruttura SPV a pedaggio sono aperte.
Il tracciato della Pedemontana che attraverserà Castelgomberto A fronte di un progetto ormai definitivo, la superstrada pedemontana veneta è diventata argomento di grande attualità. Da molti dipinta come un'infrastruttura fondamentale per lo “sviluppo del territorio", attesa da circaun ventennio, l'opera si inserisce di fatto in un contesto che, proprio in questo intervallo di tempo, ha subito profonde trasformazioni, anzitutto urbanistiche ma anche sociali ed economiche.
Soffermiamoci allora sull'estremo ovest del tracciato, alla confluenza delle Valli dell'Agno e del Chiampo, tra Montecchio Maggiore ed Arzignano. E lì che inizierà “l'autostrada", utilizzando, ed intasando con altre 30.000 veicoli al giorno, il sedime della variante alla SS 246 costruita perliberare Montecchio da un traffico insostenibile; si dirigerà poi verso Trissino tagliando in due la campagna sopravissuta finora ad un'espansione edilizia devastante e irrazionale. Si infilerà quindi dentro la Valbona, annientandola, per imboccare subito dopo un breve tratto di galleria garantendo in tal modo la “salvaguardia" di qualche ettaro di terreno destinato, dal vigente Piano regolatore Generale, a non rimanere tale! Sorge allora il fondato dubbio che ci sia più disponibilità a modificare un tracciato per garantire ulteriori speculazioni edilizie piuttosto che per ridurre l'impatto ambientale dell'opera. E poi avanti, attraverso quello che resta della campagna fino a Cornedo e Castelgomberto infilandosi tra capannonni di recente realizzazione frequentemente ornati da cartelli con scritto “vendesi" ed “affittasi" che, sempre in nome dello "sviluppo", hanno contribuito a distrugge quello che rimaneva del territorio agricolo (sottolineo: non il territorio agricolo ma quello che di esso rimaneva!). Una visione tutta personale della situazione? Forse.
Voglio allora fornire alcune “informazioni" che ci possono aiutare a comprendere il contesto urbanistico, al di la della percezione soggettiva che ognuno, compreso il sottoscritto, può avere dell' ambiente che lo circonda. Secondo il Piano Territoriale di Coordinameto Provinciale i siti produttivi, commerciali, direzionali della Provincia di Vicenza erano, al 2003, 1350 (su 121 comuni!) per una superficie complessiva di 85.000.000 di mq. Togliendo le aree collinari e montane, generalmente meno interessate da tale presenza, si può desumere il grado di urbanizzazione diffusa, la dispersione insediativa ed il conseguente livello di frammentazione che caratterizza il nostro territorio. Ancora: dagli atti del convegno “Consumo del territorio nella provincia di Vicenza" (Accademia Olimpica - 2004) emerge che nell'intervallo temporale 1984-2000 la superficie urbanizzata è cresciuta del 39.9 %, un aumento annuo di poco superiore a 440 ha; anche questi numeri vanno riferiti prevalentemente alla pianura, in particolare a quella che ospiterà la pedemontana. A fronte del totale fallimento della pianificazione territoriale (riconosciuto dalla stessa Regione Veneto nella relazione che accompagna la nuova Legge urbanistica - LR 11/04), al tanto invocato “sviluppo" si è associato nel tempo il termine “sostenibile". Marino Nicolini, Presidente della classe di scienza e tecnica dell'Accademia Olimpica, dichiara di preferire al concetto di “sviluppo sostenibile" quello di “sviluppo rispettoso", “…rispettoso dell'uomo, della natura, dell'economia, del denaro". In effetti i numeri sopra indicati, e la qualità del paesaggio che ne deriva, esprimono di fatto una mancanza di rispetto per il territorio nelle sue diverse componenti ed espressioni. In questo contesto si inserisce la pedemontana veneta. Nell'ovest vicentino altri 100 ettari di terreno agricolo spariranno, oltre 30.000 auto al giorno entreranno nella Valle dell'Agno attraverso una struttura completamente estranea. Il tutto in nome dello “sviluppo sostenibile", a prova di valutazione d'impatto ambientale, agevolato (o meglio "forzato") dall'attività e dai poteri di un Commissario straordinario, nominato allo scopo di calare velocemente in un contesto delicatissimo un'opera devastante.
Vi ricordate i proclami politico-amministrativi quando in questi luoghi si ipotizzava la costruzione della centrale termoelettrica? Più o meno il messaggio era il seguente: “questa zona è al collasso ambientale, nulla che possa comportare il peggioramento della situazione ambientale potrà essere realizzato!" Sia chiaro: nessuna personale nostalgia per un passato in cui “si stava meglio anche se si stava peggio" o visione utopistica del futuro, ma avremmo potuto fare le stesse cose, su questo non c'è dubbio, con più ordine. Non sta né in cielo né in terra che il Veneto abbia oltre 2.200 aree industriali. Non sta né in cielo né in terra che la Provincia di Vicenza, con una sessantina di comuni di pianura, abbia oltre 500 aree industriali”. Penso che, finita (forse!) l'era del capannone e della proliferazione edilizia a tutti i costi, sia iniziata, con la medesima logica, la corsa alle infrastrutture (o più precisamente alle strade), simbolo sempre e comunque di progresso, a prescindere dal “prezzo" che si dovrà pagare.
Massimo Meggiolaro ex assessore all'ambiente Montecchio Maggiore