mercoledì 14 gennaio 2009
Castelgomberto, i "forestieri" dovranno versare al momento di chiedere la residenza 100 euro
martedì 13 gennaio 2009
20% Irpef ai Comuni: il Coordinamento del Nord accoglie la proposta del PD veneto
Successo per la delegazione veneta al primo incontro del Coordinamento del PD del Nord, oggi a Milano: è stata raccolta dagli amministratori delle altre regioni settentrionali la battaglia dei sindaci veneti per anticipare il federalismo, introducendo la compartecipazione al gettito Irpef da parte dei Comuni in percentuale del 20%.La nutrita delegazione veneta era guidata dall’on. Alessandro Naccarato, coordinatore dell’esecutivo regionale, e da Marta Meo, responsabile della Questione Settentrionale e regista dell’incontro assieme ai colleghi lombardi.«La proposta dei sindaci veneti del 20% dell’Irpef ai Comuni ha convinto i colleghi delle altre regioni – racconta Paolo Giacon, responsabile della segreteria politica di Paolo Giaretta – Verrà approfondita per portarla al tavolo programmatico nazionale del partito perché è stata giudicata concreta, lungimirante e allo stesso tempo di immediata applicazione, a differenza del disegno di Calderoli che promette di realizzare il federalismo tra 10-15 anni. Diversamente dalla Lega che chiacchiera di federalismo, gli amministratori del Partito Democratico fanno proposte concrete».Il Coordinamento del Nord ha messo in calendario una serie di appuntamenti importanti, in vista del congresso programmatico nazionale di metà marzo. «C’è stata una discussione molto franca e molto aperta tra tutti gli amministratori, soprattutto sulle misure anticrisi, su cui c’è grande accordo. Sono particolarmente soddisfatta del contributo dato dagli amministratori veneti, che sono intervenuti numerosi e con proposte di grande qualità e buon senso – spiega Marta Meo, una degli organizzatori del meeting milanese – Siamo arrivati a mettere in calendario alcuni importanti incontri, tra cui quello del 13 febbraio a Novara in Piemonte, a cui parteciperanno parlamentari e consiglieri regionali sul tema del federalismo e delle autonomie locali, e la convention programmatica del Nord del 2 marzo a Padova. Eventi che serviranno a elaborare una piattaforma programmatica unitaria del PD delle regioni del Nord con cui andare al congresso programmatico nazionale di metà marzo».Il dibattito oggi a Milano ha affrontato i temi cari al Nord, dalla necessità di potenziare la rete di infrastrutture al sostegno alle PMI, dalla questione sicurezza e legalità a quella del nuovo welfare per i nuovi bisogni delle famiglie.«La strada imboccata è quella giusta e darà frutti positivi – conclude Giacon – Gli amministratori locali sono la vera grande forza del Partito Democratico, le gambe su cui cammina, le orecchie che ascoltano i cittadini, le risposte più efficaci ai loro problemi quotidiani. Attraverso il valore degli amministratori passa il riscatto del PD, la capacità di uscire dalle secche che l’hanno bloccato negli ultimi mesi. A Milano, oggi, si è percepita una grande voglia di fare, un’energia positiva e, insieme, una marcata unità di intenti, elementi fondamentali per una nuova fase di rilancio del partito. Il Coordinamento del PD del Nord ha tutte le carte in regola per essere il vero motore dell’innovazione e del cambiamento nel PD e nel Paese».
venerdì 9 gennaio 2009
IL 6 E 7 GIUGNO IN EUROPA SI VOTA PER IL RINNOVO DEL PARLAMENTO
Dall'adesione della Romania e della Bulgaria, nel 2007, il Parlamento europeo conta un totale temporaneo di 785 deputati, di cui 78 italiani. Il trattato di Nizza, attualmente in vigore, prevede un'Assemblea composta di 736 deputati, di cui 72 italiani. E' su questa base che si svolgeranno le elezioni in tutta l'UE, dal 4 al 7 giugno. In Italia, il governo ha deciso di chiamare i cittadini alle urne il sabato 6 giugno pomeriggio e la domenica 7 tutto il giorno, mentre in altri Stati membri - come il Regno Unito - si voterà già il 4 giugno. I risultati, però, saranno svelati solamente il 7 sera, quando le operazioni di voto saranno terminate in tutti i seggi elettorali dell'Unione europea. Durante il Vertice dell'11 e 12 dicembre, i capi di Stato e di governo dell'UE hanno ottenuto dall'Irlanda l'impegno a ripetere il referendum sulla ratifica del Trattato di Lisbona. Se il popolo irlandese, anche grazie ad alcuni concessioni, si pronunciasse a favore della ratifica, ribaltando la precedente consultazione che ha fermato la riforma istituzionale, il Trattato di Lisbona potrà entrare in vigore nel 2010. Ciò avrebbe delle conseguenze anche sul numero di deputati al Parlamento europeo. Infatti, questo trattato prevede un totale di 751 deputati. Rispetto al numero previsto dal trattato di Nizza, diversi Stati membri vedrebbero innalzarsi il numero di deputati: la Spagna ne avrebbe 4 in più, la Francia, l'Austria e la Svezia 2 e Italia, Regno Unito, Polonia, Paesi Bassi, Lettonia, Slovenia e Malta uno. La Germania, invece, ne avrebbe 3 in meno (si veda la tabella più sotto). Con l'entrata in vigore del trattato di Lisbona, gli Stati membri che hanno diritto a deputati supplementari vedranno aumentare le loro delegazioni. Ma, visto che non è ipotizzabile che tre deputati tedeschi eletti nel giugno 2009 rinuncino al mandato l'anno successivo, i capi di Stato e di governo hanno convenuto che, a titolo temporaneo e fino alla fine delle legislatura nel 2014, il Parlamento europeo sarà composto di 754 membri. E' peraltro possibile una nuova modifica del numero di deputati in caso di nuove adesioni all'UE. Per poter votare alle elezioni europee, il cittadino italiano deve aver compiuto il 18° anno di età ed essere iscritto nelle liste elettorali. Sono anche considerati elettori i cittadini degli Stati membri dell'UE che, a seguito di formale richiesta presentata entro tre mesi dalla tornata elettorale, abbiano ottenuto l'iscrizione nella lista elettorale del comune italiano di residenza. Per poter essere eletto al Parlamento europeo come membro della delegazione italiana, invece, occorre aver compiuto 25 anni entro il giorno delle elezioni. Sono inoltre eleggibili cittadini degli altri Stati membri dell'UE che siano in possesso dei requisiti di eleggibilità previsti dalle leggi italiane e che non siano decaduti dal tale diritto nel loro Stato membro di origine. Le norme europee e italiane prevedono una serie di incompatibilità con il mandato al Parlamento europeo: Le incompatibilità “europee” La carica di membro del Parlamento europeo è incompatibile con molte altre funzioni a livello comunitario:
- membro della Commissione europea;
- giudice, avvocato generale o cancelliere della Corte di giustizia o del Tribunale di primo grado;
- membro del comitato esecutivo della Banca centrale europea;
- membro della Corte dei conti;
- Mediatore europeo;
- membro del Comitato economico e sociale;
- membro del Comitato delle Regioni;
- membro dei comitati od organismi istituiti in virtù o in applicazione dei trattati UE;
- membro del consiglio d'amministrazione, del comitato direttivo ovvero impiegato della Banca europea per gli investimenti;
- funzionario o agente, in attività di servizio, delle istituzioni delle Comunità europee o degli organismi specializzati che vi si ricollegano o della Banca centrale europea.
Le incompatibilità “nazionali” A livello nazionale, il mandato europeo è incompatibile con l'ufficio di deputato e di senatore, con la carica di componente del governo di uno Stato membro e con l'incarico di Presidente di Regione o assessore regionale. Una legge del 2004 ha introdotto le ulteriori incompatibilità con le cariche di consigliere regionale, presidente di provincia e sindaco di comune con popolazione superiore a 15.000 abitanti. Riguardo al mandato di sindaco e di presidente di provincia, tuttavia, la legge italiana prevede una norma transitoria che consente agli eletti al Parlamento europeo nel 2004 di continuare a ricoprire le loro cariche nei rispettivi enti locali fino alla conclusione del mandato nazionale. La ripartizione degli eurodeputati italiani nei diversi gruppi politici Ad oggi, dei 785 deputati membri del Parlamento europeo, 78 deputati sono italiani: 24 aderiscono al PPE/DE (che conta un totale di 288 membri), 17 al PSE (217 membri), 13 all'UEN (44 membri), 12 all'ALDE (100 membri), 7 alla GUE/NGL (41 membri) e 2 al gruppo Verde/ALE (43 membri). Tre deputati fanno parte dei "Non iscritti" (l'equivalente del gruppo misto, 30 membri). Nessun deputato italiano è iscritto al gruppo IND/DEM.